“Accoppa il randagio” la nuova campagna di insensibilizzazione per arginare il problema del randagismo.
Sabato 14 giugno – Una frase mi gira in testa da questa mattina, da quando sono stata svegliata dalla voce di mio padre rotta dalla commozione e dallo sdegno, che mi comunicava l’ennesima condanna a morte (andata a buon fine) di uno dei randagi che accudiva amorevolmente e con devozione; Bruschetta è morto questa notte, è stato avvelenato. Se Cristo si è fermato a Eboli un motivo ci sarà; questo ho pensato.
Posso capire che gli animali non piacciono a tutti, posso capire che viviamo un momento difficile e ci sono tanti problemi, posso capire che la fame nel mondo e l’effetto serra suscitano perplessità e paura ma una cosa non capirò mai: cosa passa nella testa di un essere umano quando decide di ammazzare un altro essere vivente ben consapevole di tutte le sofferenze atroci a cui andrà in contro? Quanto è sottile la linea che separa la perversione di godere della morte di un animale da quella di far del male ad una donna o a un bambino? Perché di differenze ce ne sono poche: il sadico gode nel far del male all’indifeso.
Su una collina in mezzo ai monti della Basilicata, sorge un piccolopaese di poche migliaia di abitanti, Laurenzana. Un microscopico paese dove si è talmente pochi che tutti dovrebbero stare bene, anche gli animali. Ma la natura umana è assai complicata ed è proprio in questi posti, abitati da piccole persone fatte di sussurri, cose mezze dette e cattiverie gratuite, che si consumano le più terribili atrocità.Troverete poco su questo paese; forse notizie sui santi venerati, sui boschi nelle vicinanze o su qualche agriturismo ma non troverete niente di niente che racconti la situazione raccapricciante in cui vivono gli animali “di nessuno” e forse anche molti animali “di qualcuno”.
E allora ve la racconto io. Laurenzana, come molti paesi lucani è un paese in cui si pratica la Caccia ed è risaputo che in certi posti gli abbandoni sono all’ordine del giorno (e anche i maltrattamenti spesso e volentieri) e il randagismo è figlio unico di madre vedova: l’ abbandono. Non è difficile riconoscere quali anime a quattro zampe hanno avuto la sfortuna di non essere nate abili a prendere la lepre, a stanare il cinghiale o appartengono al sesso del demonio: quello femminile. E così ci sono periodi dell’anno in cui ogni giorno compare un cane “nuovo”, ogni giorno compare una possibile vittima della malignità gratuita di grandi e bambini, ogni giorno compare qualche essere destinato alla morte. Un piccolo Comune come questo avrebbe potuto risolvere il problema del randagismo in un attimo; non si parla di Napoli o Roma, badate bene, ma di un paese di duemila anime e circa una decina di randagi su territorio. Ciò che andava fatto era aprire il canile che invece non è MAI STATO UTILIZZATO. Per quale motivo misterioso il canile è chiuso e i randagi sono sempre lì, alla mercè di tutti? Come si può risolvere il problema del randagio che espleta i propri bisogni, che mangia, che si ammala, che ESISTE se non viene adeguatamente registrato tramite microchip, vaccinato e ricoverato in canile? Semplice, si risolve il problema accoppandolo! Sarà giunto il momento di dire basta a cotanta cattiveria? Sarà giunto il momento che OGNUNO COMINCI A SVOLGERE IL PROPRIO DOVERE NEI TERMINI IN CUI E’ OBBLIGATO A FARLO? O in Basilicata si è esenti?
I cani vengono maltrattati, picchiati, scacciati, ridotti alla fame con buona connivenza di chi dovrebbe prendersene cura, il COMUNE . L’Italia, fino a prova contraria, è una sola e le leggi dovrebbero essere uguali in tutti i luoghi, che siano prima o dopo la “linea di non ritorno” oltre la quale neanche Cristo è andato.
I volontari sono merce rara nell’entroterra lucano, le persone sensibili perle rare e preziose. Ci si prodiga a fin di bene per i cani della Spagna, della Romania, della Slovenia ed è TUTTO GIUSTO, ma perchè nessuno può chiedere giustizia anche per i cani lucani, o meglio, laurenzanesi? Io voglio giustizia e la chiedo a gran voce.Per Bruschetta, per Neve, per i cani a cui nessuno ha dato un nome e che sono morti in questi mesi, avvelenati e costretti a morire tra atroci sofferenze e dolori, per le poche persone di cuore che danno loro qualcosa da mangiare, per tutti i cuccioli ammazzati quando si poteva SEMPLICEMENTE evitare di farli nascere, sterilizzando le poche femmine presenti su territorio, per tutti i cani che ci sono ancora (pochi) e tutti quelli che verranno. ORA BASTA!
Aiutatemi a diffondere le loro foto, le loro storie, la loro fine affinchè chi deve pagare paghi e chi deve FARE faccia.
Lidia Di Clemente
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